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Usato: a Milano è boom
Venerdì 23 Agosto 2013
Elisa Artuso

thrifting weekPer noi è sicuramente una buona notizia: l’usato cresce e cresce in modo esponenziale in una delle regioni che fa da traino all’economia italiana. Un’indagine della Camera di Commercio di Milano, effettuata sui dati del registro delle imprese al primo trimestre 2012 e 2013 ha confermato una tendenza che già molti operatori di settore prevedevano: i punti vendita dell’usato in Lombardia sono aumentati del 5,7%.

La domanda cresce e l’offerta di conseguenza si adegua alle richieste. Sarà una moda o semplicemente un segno dei tempi (di crisi)? Ci piace pensare anche ad una terza via, quella della consapevolezza. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle nuove esigenze del mercato, che poi è fatto dalle persone che vivono la loro quotidianità in modo sicuramente meno stabile – quanto a contratti di lavoro e stipendi – rispetto a quelli della generazione precedente.

Ma di sicuro questa flessibilità e questa incertezza sul futuro hanno reso consapevoli i consumatori di quanto stessero vivendo al di sopra delle loro possibilità. I consumi sono di sicuro un campanello d’allarme, un piccolo grande segnale che ha incidenze enormi sui fatturati delle grandi aziende. Abbiamo esagerato un po’ e adesso le città non sanno più dove mettere i rifiuti e i supermercati sono pieni di oggetti di bassa qualità, che durano poco, che magari vengono da lontano e che si traducono in uno spreco di risorse.

Recuperare oggetti usati, soprattutto quando essi sono di buona qualità, è sicuramente un’esigenza che nasce dal bisogno di contenere le spese, ma poi si scopre che nei negozi e nei mercatini dell’usato c’è davvero un mondo da scoprire: rigattieri che vendono di tutto, negozi specializzati nella vendita di beni per bambini, creazioni artistiche realizzate con prodotti di scarto. L’usato è un nuovo modo di concepire i consumi e quindi la propria impronta sul pianeta!

Quando poi si frequentano i negozi e i mercatini di questo tipo si comprende che non si tratta di “ripiegare” per soli motivi di risparmio economico. I dati della Camera di Commercio lo confermano: le imprese attive, che pesano per il 15,7% sul totale nazionale, sono 517 e il settore che va per la maggiore è quello del mobile antico e degli oggetti di antiquariato, il tipico settore in cui un bene usato fa la differenza.

Seguono i settori dell’oggettistica e dell’abbigliamento, che trainano la crescita, registrando un +27% e dimostrando che è decisamente più sostenibile (per il bilancio familiare e per la sostenibilità del nostro sistema) acquistare beni di qualità, anche nuovi, da rimettere in circolo quando non li utilizziamo più.

Pensiamo ad esempio ai prodotti per bambini: se li scegliamo usati abbiamo un risparmio immediato rispetto ai costi del nuovo, ma se li acquistiamo robusti e di buona qualità nei negozi tradizionali possiamo rimetterli sul mercato utilizzando negozi e mercatini dell’usato, limitando la produzione di rifiuti e gli sprechi inutili. Moda, risparmio, consapevolezza: tutti buoni motivi per conoscere meglio questo settore, per risparmiare, per stare al passo coi tempi.


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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