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Le novità sulla Tari per il settore dell'usato
Mercoledì 11 Maggio 2016
Giulia Giarola

Tari e usatoTari o non Tari, questo è il problema.

La Tassa Rifiuti è un tema scottante nel mondo dell'usato, dato che le attività dedite al riuso non solo non producono rifiuti, ma aiutano a prevenirli, con la conseguenza di un risparmio ambientale significativo.

Scopriamo insieme di cosa si tratta, perché questa tassa andrebbe ridotta - se non abolita - per i negozi dell'usato e quali sono le ultime novità in merito.

Cos'è la Tari: entriamo nello specifico

Tari è l'acronimo di TAssa RIfiuti, ed è dovuta ogni anno da chiunque possieda o detenga locali e aree scoperte adibiti a qualsiasi uso, e suscettibili di produrre rifiuti urbani. La norma, introdotta con il decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158, è stata impostata per le utenze non domestiche.

Tari e usato

I proventi della Tari servono a coprire i costi che il comune sostiene per lo smaltimento dei rifiuti, e vengono calcolati tenendo conto della tipologia di attività, della quantità di rifiuti prodotta, dei fattori territoriali e del numero di abitanti. Ogni comune poi determina l'importo da pagare considerando anche il piano finanziario degli interventi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, e la metratura delle aree tassabili.

Tari e usato: perché ridurre questa tassa

La questione della Tari per i negozi dell'usato è da sempre una spina nel fianco, in quanto vengono assoggettati ad una tariffa molto elevata nonostante il loro tipo di attività, che prevede di ridare vita agli oggetti e quindi di prevenire la formazione dei rifiuti.

Tari e usato

Questo accade perché per gli operatori dell'usato esiste ancora un vuoto legislativo. Il decreto sopra citato, infatti, non prevede la tipologia di attività che tali operatori esercitano e pertanto la categoria applicabile per un mercatino dell'usato è oggetto di interpretazione da parte dei comuni, che tendono a non considerare per tali esercizi il notevole risparmio ambientale da loro prodotto.

Mediamente un negozio dell'usato riceve un numero complessivo di 200.000 articoli ogni anno, per un carico stimato in circa 400 tonnellate di merce sottratta dal ciclo di smaltimento urbano. Le conseguenze sono piuttosto rilevanti: una grande riduzione di CO2 (circa 100 tonnellate/anno) con un beneficio ambientale che ricade sull'intero territorio comunale. Nel caso delle attività dedicate al riuso il numero di beni reimmessi in circolo supera di gran lunga i rifiuti che la stessa attività genera. Va da sé, quindi, che per i mercatini dell'usato che fanno prevenzione dei rifiuti dovrebbe applicarsi un incentivo economico al posto della tassazione.

Un nuova proposta di legge in arrivo

La situazione per fortuna sta cambiando. A dicembre 2015 è stato fatto un primo passo in avanti con l'approvazione del Collegato Ambientale che prevede la possibilità per i comuni di applicare riduzioni tariffarie ed esenzioni della Tari per le attività che si occupano di prevenzione dei rifiuti e quindi, il settore dell'usato. Il problema è che un comune può anche non prevedere una riduzione sulla Tari per i mercatini, ergo la questione rimane ancora parzialmente irrisolta.

Nuova proposta di legge sulla Tari per l'usato

Un altro passo decisivo è stato fatto proprio negli ultimi giorni: è arrivata una nuova proposta di legge che prevede l'Iva al 10% sull'usato, un codice Atecofin per l'usato in conto terzi e, finalmente, gli sgravi per la Tari. Si tratta di una proposta che consentirà agli operatori del riuso di svolgere in piena agibilità e trasparenza la loro attività, sviluppandone appieno le esternalità positive in campo ambientale, occupazionale, sociale e culturale. L'approvazione della proposta dovrebbe essere veloce, nel frattempo il settore dell'usato resta con le dita incrociate.


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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