È stato presentato a Milano l'Osservatorio 2015 Second Hand Economy di Doxa che conferma il volume d'affari del mercato dell'usato, pari a 18 miliardi di euro, ovvero l'1% del PIL Italiano. Dallo studio emergono anche dei dati nuovi molto interessanti: questo settore è in crescita ma non dipende dalla crisi economica, bensì dalla volontà di liberarsi del superfluo.
I numeri di Doxa per l'anno 2015 parlano chiaro: il mercato dell’usato è oggi un paradigma economico e sociale che coinvolge il 50% della popolazione italiana under 45 che vende e acquista oggetti usati, grazie alla tecnologia, anche online (40%). Questa “forma di mercato rinnovata” ha un impatto rilevante in Italia anche grazie alla tecnologia, in quanto il 38% del volume d’affari, ovvero 6,8 miliardi di euro, passa attraverso il web.
Ma si commetterebbe un errore a pensare che le piattaforme online sostituiscono il rapporto e l’interazione diretta tra persone. Il peso dell'online cresce perché aumenta la consultazione in generale prima dell’acquisto, dato che siamo sempre più vicini alla tecnologia, in ogni modo la transazione avviene di persona, tra due persone che si incontrano per scambiare beni e soldi.
Sempre secondo l'indagine, la popolazione under 45 è la più attiva nel mercato della second hand economy: la metà rivela di aver comprato o venduto oggetti di seconda mano poiché considerano questa scelta un modo intelligente e non convenzionale di fare economia e il 40% di questi usa il web in quanto è un canale veloce (68%) per trovare ciò che cercano. I beni usati più acquistati online appartengono alle categorie elettronica (33%), sports e hobby (31%), veicoli (28%) e casa e persona (26%). Ai veicoli la leadership indiscussa del volume d’affari online con 4,2 miliardi di euro, seguiti dal mondo dell’arredamento e degli elettrodomestici (980 milioni).
Inoltre chi compra oggetti di seconda mano continua a farlo anno dopo anno (56%), confermando la propria scelta verso uno stile di vita smart e sostenibile. Sempre più italiani dunque sono sensibili al tema del second hand per motivazioni economiche, ambientali e legate al proprio stile di vita: nell’ultimo anno il 67% ha infatti venduto lo stesso numero di oggetti o addirittura di più e il 62% dichiara la propria propensione futura all’acquisto di beni usati (di cui il 42% molto propensi).
E per finire la ricerca Doxa per il 2015 dimostra come solo il 22% abbia venduto per guadagnare, contro il 38% del 2014, a conferma che la crisi economica non è il driver della compravendita dell'usato.
L’economia dell’usato non è un fenomeno nuovo, ma nuove sono le dimensioni e le motivazioni alla sua radice, ed il ruolo di forte acceleratore dato dalla tecnologia. Secondo Guido Argieri, customer insight director di Doxa, sono tre i pilastri su cui poggia l’espansione dell’economia del mercato rinnovato: “Innanzitutto c’è il pilastro valoriale. La second hand economy viene riconosciuta come un valore che porta la persona al centro della propria economia e dei propri consumi. Il secondo asse è quello pragmatico di poter risparmiare e guadagnare qualcosa in più, impattando sul budget familiare. Il terzo asse di sviluppo è la tecnologia che permette di arrivare e accedere a più prodotti e più servizi in maniera molto rapida”.
Produrre, consumare, creare, vendere: la second hand economy ha portato alla nascita di una generazione che trasforma tutto ciò che è usato in materia creativa da rigenerare. Cambiano le aspettative, le competenze, le soddisfazioni, passando dalla società del possesso a quella dell'accesso. E per avere conferma di questa nuova tendenza basta guardarsi intorno: mercatini dell'usato sempre più frequenti, così come i corsi per imparare il riuso creativo ed i programmi televisivi che influenzano milioni di persone mostrando loro come dare nuova vita agli oggetti inutilizzati.
Il mercato di seconda mano è una realtà solida che viaggia come un treno, basta aprire gli occhi per accorgersi di un fenomeno trainante socialmente rivoluzionario.
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