Ultimamente senti parlare di sharing economy e non hai idea di cosa voglia dire? Ecco un articolo semplice e chiaro per fare un po' di luce su un modello economico davvero interessante, e che potrebbe essere - insieme all'economia circolare – una risposta contro la crisi ed i problemi legati all'ambiente.
Il mondo dell'usato e dei mercatini legati a questo settore, sempre più presente nella vita quotidiana e sempre più importante perché favorisce il riuso, sta alla base della sharing economy, quindi è il momento di capire quali sono i cambiamenti che questo tipo di “consumo” sta portando nella nostra realtà, e in che modo l'usato diventa davvero un elemento fondamentale del gioco.
Sharing economy è un termine inglese che si traduce in economia della condivisione: si tratta di un modello economico che promuove forme di consumo più consapevoli, basate sul riuso invece che sull'acquisto e sull'accesso piuttosto che sulla proprietà.
La sua finalità quindi sono: il consumo collaborativo e lo scambio equo di risorse e mezzi. Tuttavia non c'è ancora una definizione univoca di sharing economy che di fatto comprende forme e prassi di condivisione e collaborazione anche molto diverse tra loro.
Riuso vuol dire dare una nuova vita agli oggetti che hanno ancora molto da offrire e che possono essere riutilizzati da altre persone. I mercatini dell'usato si basano proprio su questo concetto, che con il tempo è diventato una vera filosofia di vita. Primo perché il riuso dà una seconda opportunità alle cose, e secondo perché di conseguenza vengono evitati molti sprechi, abbassando perciò l'inquinamento.
CONDIVISIONE: ovvero l'utilizzo comune di una risorsa. La condivisione avviene tra persone al di fuori delle logiche professionali, significa che c'è una caduta dei confini tra finanziatore, produttore e consumatore. Nella sharing economy la condivisione può assumere diverse forme come lo scambio, il baratto o il crowding, cioè quando più persone contribuiscono alla creazione di un bene o un servizio attraverso risorse creative o finanziarie.
TECNOLOGIA: la sharing economy si basa sull'utilizzo di piattaforme tecnologiche che supportano le relazioni digitali. Tutto avviene tramite portali web e app mobile che creano attorno a sé una community di persone. Grazie alla tecnologia il contatto fra sconosciuto viene reso possibile, semplice ed immediato, ed è sempre grazie ad essa che si può accedere ad un servizio in ogni momento ed in qualunque luogo.
PROPRIETÀ: è l'aspetto più controverso, perché in realtà beni e servizi non sono offerti da un'azienda, ma dalle stesse persone che fanno parte della community. Ecco perché è quest'ultima a determinare il successo o meno di un'iniziativa di sharing economy. Un bene oggetto di condivisione comunque può restare al proprietario (ad esempio offrire ospitalità a qualcuno), cambiare proprietà (se baratto la mia borsa con un paio di orecchini) o essere di proprietà di una parte terza rispetto alla rete tra pari (come il car sharing offerto dalle case automobilistiche o dalle amministrazioni pubbliche).
PERSONE: per arrivare al successo con la sharing economy è necessario riuscire a mettere insieme persone con gli stessi interessi e fare in modo che dalla loro unione si creino vantaggi ed opportunità per tutti.
Alcuni esempi famosi di sharing economy? TripAdvisor, E-bay e Bla bla car.
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