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Usato: pregi e pregiudizi di un mercato alternativo
Mercoledì 03 Giugno 2015
Giulia Giarola

Perché ci sono ancora tante persone diffidenti nei confronti dell'usato? Nella memoria dell'uomo l'usato viene associato a qualcosa di vecchio, sporco e difettoso. Oggi, anche se non è più così, i nostri pregiudizi rimangono e non ci rendiamo conto dell'errore che stiamo commettendo.

Una volta c'erano i rigattieri, persone che acquistavano e vendevano oggetti usati di scarso valore. Si trattava soprattutto di abiti e tessuti, un'attività tenuta in considerazione dalle fasce più povere del popolo. Modesta qualità e costo moderato dei capi erano le principali caratteristiche dei prodotti venduti dai rigattieri. Pure i ceti più alti si interessavano a loro, ma solo per recuperare tessuti a basso prezzo e riutilizzarli nella creazione di nuovi.

Insomma, sin dal Medioevo la gente si è abituata a pensare all'usato come simbolo dei meno abbienti, come qualcosa di negativo e da evitare se possibile. Ai giorni nostri l'usato ha subito una trasformazione straordinaria, diventando addirittura una moda tra alcune celebrità. Cos'è successo?

Oggi l'usato non si trova più solo nei mercati per la strada, ma ha acquisito uno spazio tutto suo in mezzo ai negozi tradizionali. E ci si trova davvero qualsiasi cosa: accessori per la casa, calzature, gioielli, libri, mobili, elettrodomestici e così via. I prodotti poi sembrano nuovi, perché tutto è pulito, in ordine e disposto alla perfezione.

Dove sono finiti i difetti e lo scarso valore? Finalmente sono spariti, poiché oggi la prerogativa dei negozi dell'usato è proprio l'alta qualità. Niente più oggetti ammassati, pieni di polvere e rovinati. Ma, al contrario, pezzi unici, originali, in ottimo stato e ovviamente a basso costo. Eh sì, i prezzi accessibili per fortuna ci sono ancora, e insieme alla qualità stanno facendo dell'usato qualcosa di veramente appetibile e che interessa tutte le fasce della società.

E quando parlo di pezzi unici dico sul serio: in un negozio dell'usato non troverai mai dei prodotti fatti in serie. Perché ci sono solo cose portate da persone che non le utilizzano più, e sono diverse ogni singolo giorno. Inoltre è facile scovare anche capi firmati venduti alla metà del prezzo originale. Occasioni che fanno perdere la testa anche alle star del cinema!

L'usato di oggi sta rompendo alcune barriere: se non ci fosse il cartello con scritto “usato” non ci accorgeremmo della differenza rispetto ad un negozio che vende solo il nuovo. Gli standard elevati dei negozi dell'usato fanno sì che la gente si prenda cura di ciò che possiede, perché così avrà maggiori possibilità di rivederlo in futuro!

L'idea è semplice quanto geniale ed ecologica, ad esempio: ho un mobile, lo conservo bene e se un giorno non dovesse più piacermi posso rivenderlo e guadagnarci denaro utile per altre spese. E se imparo ad acquistare direttamente usato al posto del nuovo, non solo risparmio in modo notevole ma ho anche contribuito ad evitare la produzione di un oggetto inutile, e che avrebbe causato inquinamento. Questo, signori miei, è il circolo del riuso ed è proprio nelle nostre mani.

Allora cos'è che ci frena difronte all'usato? Perché non tutti sfruttano questo tipo di mercato? Perché per molti resta “socialmente indesiderato”? Ci sono numerosi sociologi in tutto il mondo che stanno studiando il fenomeno. Io ho avuto la fortuna di conoscerne uno: Domenico Secondulfo, docente di Sociologia dei consumi all'Università di Verona.

Gli studi più recenti dimostrano come le persone si sentano a disagio soprattutto con l'abbigliamento usato, perché entra a contatto diretto con il corpo e il non sapere a chi apparteneva ciò che indossiamo ci dà l'idea di essere “contaminati” da qualcosa di estraneo. Assurdo, dato che ciascun articolo venduto nei negozi dell'usato è perfettamente pulito e sterilizzato.

La nostra memoria, i nostri pregiudizi, purtroppo ci fanno diventare ciechi nei confronti di un mercato con un potenziale stupefacente e che si sta affiancando a quello del nuovo, non per sostituirlo ma per diventare una valida alternativa economica e a favore dell'ambiente.

Per di più, siamo portati ancora ad associare l'usato alla povertà. Grazie alla crisi però abbiamo cominciato ad aprire gli occhi, e a capire che comprare qualcosa di buono spendendo la metà di quello che avremmo fatto di solito non è che la cosa più intelligente da fare!

L'usato è intorno a noi, ovunque andiamo. Negli asciugamani degli hotel che frequentiamo, nei piatti e nelle posate che utilizziamo quando siamo a cena dagli amici o nei ristoranti, e nelle tazzine del bar dove prendiamo il caffè la mattina. L'usato magari non avrà quel profumo di nuovo riconosciuto in tutto il mondo, ma ha una sua storia da raccontare, un valore che non ha prezzo.

“A una stessa tavola, se parliamo di «nuovo» il riconoscimento sociale lo fanno i soldi. Se parliamo di usato, il riconoscimento sociale lo fa il valore dell'oggetto.” Domenico Secondulfo


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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