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Un tesoro a pochi euro? Al mercatino tutto è possibile!
Sabato 02 Agosto 2014
Monica Ferraccioli

Risale a qualche mese fa la notizia di un Renoir acquistato al mercatino delle pulci per 7 dollari, in questi giorni si legge degli scatti del Fuhrer durante il corteo in Italia con Vittorio Emanuele comprati casualmente per 10 dollari, dal valore ora inestimabile.. va’ che un giro al mercatino me lo faccio pure io?

In fondo, non capiteranno solo agli americani queste fortunate coincidenze, vero? Immagino a cosa starete pensando: guardando il programma TV “Affari di famiglia” sembrerebbe proprio di sì. Dalle divise dei combattenti della prima guerra mondiale alla raccolta di autografi dei personaggi dello spettacolo degli anni ‘50, al banco dei pegni di Rick Harrison arriva proprio di tutto. Sarà pur vero che, come sostiene il vecchio all’inizio di ogni puntata “ciò che ho imparato in vent’anni è che non sai mai cosa entrerà da quella porta”, ma tra gli oggetti più svariati, molto spesso entrano tesori incredibili.

Reality show a parte, di recente un collezionista del New Mexico ha acquistato per pochi dollari una vecchia bottiglia di vino da aggiungere alla sua esposizione, per scoprire una volta arrivato a casa che conteneva nientemeno che la ricetta originale della Coca Cola di John Pemberton, valutata all’asta oltre 1500 volte il prezzo pagato al mercatino dal fortunato americano.

Passeggiare lungo le vie di un mercatino o entrare in un negozio dell’usato è un po’ come aprire un vecchio baule: si trovano oggetti attualissimi e altri molto antichi, alcuni dimenticati, altri che faranno riaffiorare nostalgici ricordi. Ci sono pezzi originali, altri addirittura eccezionali. Veri e propri tesori, tutti da scoprire. Io amo avvicinarmi all’usato perché mi rimanda con il pensiero a spezzoni di vita quotidiana delle epoche più svariate e dei luoghi più lontani. Ho condiviso molto sulla storia dei miei nonni e dei miei genitori proprio camminando con mio padre tra i viali pieni di bancarelle di collezionisti e antiquari. Lui mi porta con sé, lo facevamo quando ero piccola ed è ancora un’occasione per trascorrere del tempo spensierato insieme. Alcune domeniche fa, nel contesto di una domenica ecologica, è partito carico di determinazione alla ricerca di un oggetto che 50 anni fa era in assoluto tra i più banali che si potessero usare durante il giorno: il pennino. Fino all’inizio degli anni ’60 il pennino ha rappresentato lo strumento di scrittura per eccellenza. Chi li colleziona sa che ne esistono migliaia, differenti per uso, materiale, forma e finitura. Quante cose mi ha raccontato mio papà degli anni trascorsi sui banchi di scuola e della nonna che faticava a lavare il grembiule sempre imbrattato di inchiostro. Tra vasi giganti e splendide miniature, lo abbiamo trovato: “Pinocchio”, un pennino con uno splendido bassorilievo raffigurante il volto del famoso burattino. Valore commerciale pochi centesimi, valore sentimentale altissimo.

Per quanto sia molto legata ai mercatini, mi concedo spesso anche un giretto in qualche negozio dell’usato, veri e propri punti vendita ampi, luminosi e ordinati, in cui si rischia persino di scordare che la merce esposta sia di seconda mano. Rappresentano decisamente l’evoluzione dei mercatini tradizionali: dalle suppellettili all’abbigliamento, dai quadri ai piccoli elettrodomestici, gli articoli sono tutti selezionati e ben conservati. Credo che sia superato il pregiudizio che legava i negozi dell’usato ai poveri, a coloro che si devono accontentare perché non hanno alternative. Penso invece che costituiscano essi stessi l’alternativa, il luogo dei desideri, in cui concedersi qualche sfizio, qualcosa di esclusivo per la propria casa, per il proprio locale, per se stessi. Attribuisco proprio a questo il successo che hanno avuto anche nell’avvicinare i giovani e i clienti più diffidenti.

Che sia in un mercatino o in un negozio dell’usato, lasciamo che il tempo si fermi e che la mente si apra all’immaginazione, alla creatività, al ricordo. “Non si sa mai cosa entrerà da quella porta”: gli oggetti usati portano sempre con loro qualche segreto. E così, con pochi euro, si può trovare un tesoro. Un valore, economico o affettivo che sia.


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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