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Diamo una seconda vita al nostro usato!
Mercoledì 26 Marzo 2014
Monica Ferraccioli

Lo sapete che la metà di ciò che buttiamo potrebbe tornare a nuova vita ed essere facilmente riutilizzato?

Il risultato di un’indagine condotta dall’Associazione Occhio del Riciclone presso cinque isole ecologiche del Comune di Roma è sorprendente: in base ad un monitoraggio durato 200 ore, è emerso che circa il 52% dei beni conferiti allo smaltimento è da considerarsi potenzialmente reinseribile sul mercato, nella maggior parte dei casi senza significativi interventi. Tradotto, il valore dell’offerta potenziale della merce in buono e medio stato annualmente conferita in un’isola ecologica potrebbe arrivare a circa 9 milioni di euro.

Se si pensa che questi dati siano già significativi per giustificare una maggiore promozione del riutilizzo da parte dei Comuni italiani, va anche evidenziato il risparmio di energia favorito dal riuso, motivo per il quale viene posizionato ai vertici della direttiva europea sui rifiuti, secondo solo alla prevenzione. Lo ricorda il Progetto Prisca, avviato nel settembre del 2012 con l’obiettivo di dimostrare l’interesse da parte del mercato nei riguardi dei beni riusabili presenti nel flusso dei rifiuti solidi urbani che normalmente sarebbero destinati allo smaltimento. La filiera del riutilizzo è infatti molto ampia e comprende operatori professionali e non, tra i quali si includono le botteghe dei rigattieri, i mercatini dell’usato, le cooperative sociali, le fiere del settore e, non ultimi, i negozi dell’usato.

Quest’ultima, in particolare, è una categoria che sta contribuendo ad apportare una spinta innovativa decisiva per lo sviluppo del riutilizzo tra i privati: negli ultimi anni la diffusione su tutto il territorio nazionale di second-hand shops ha aperto le porte di un mondo prima rivolto prevalentemente ad una nicchia di collezionisti ed appassionati. I negozio dell’usato hanno stimolato moltissimi cittadini a portare mobili, elettrodomestici, oggetti, casalinghi per trasformare il loro usato in buone condizioni in denaro e hanno contribuito a cambiare l’immagine dell’usato, elevato a bene di qualità da riutilizzare, preferibile rispetto alla merce low cost di povera fattura. Hanno inoltre giocato con la creatività per proporre tecniche e strumenti con cui divertirsi a reinventare e ricreare l’usato. Un esempio di questo interesse è dimostrato dal network Mercatopoli: sul proprio sito aggiorna il valore economico che a partire dall’inizio del 2014 è stato rimborsato alle famiglie che hanno portato il loro usato presso i punti vendita, un valore già a 7 cifre.

La centralità del tema del riutilizzo da parte delle politiche comunitarie e il riconoscimento della valenza economica e ambientale di questa pratica nell’ambito del territorio nazionale, stanno spingendo i Comuni a sostenere la necessità di un’integrazione tra le attività di raccolta dei rifiuti e la promozione del riuso, così come ha fatto il Comune di Venezia tramite l’iniziativa “Sai che c’è?”, nata con lo scopo di fornire ai cittadini alcuni suggerimenti per assumere degli stili di vita più sostenibili.

Definito dalla Rete degli Operatori dell’Usato, “l’emblema dell’Italia che reagisce alla recessione reinventandosi dal basso”, il riutilizzo è un mondo che racchiude ricchezza, stimoli, valori, socialità. Forse ancora troppo sottostimato, merita tutta la nostra attenzione. E il nostro impegno, per diventare più rispettosi dell’ambiente, del territorio e del nostro portafoglio!


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Ciò che fino a oggi ha limitato la vendita dell’usato è stato un problema di percezione.
Quando una persona va al ristorante non si pone la questione se il piatto in cui mangia sia stato utilizzato da qualcun altro.
Eppure se lo chiede quando acquista un abito o un mobile di seconda mano.
Ma è palpabile l’evoluzione verso questo nuovo stile di vita.
Alessandro Giuliani
su Il Salvagente


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